Una nuvola violacea abbraccia l'altopiano tibetano. E' l'avanzata del black-carbon, la parte fine e incombusta dei combustibili fossili, fotografata dalla Nasa mentre avanza a nord dalla pianura indiana e, verso occidente dalle zone più densamente popolate della Cina: direzione il tetto del mondo. Strati di fuliggine che sotto l'occhio di un satellite americano si mostrano nell'elemento di contrasto violaceo. E' solo l'ultima di una ricchissima serie di informazioni distribuite dai satelliti per l'osservazione della Terra, ottici ma anche radar e soprattutto sempre più specializzati nel leggere nel dettaglio i diversi fattori che determinano il cocktail ambientale. Sono macchine complesse e molto costose che si sono comunque moltiplicate negli ultimi anni, dando vita a un settore industriale del valore di miliardi di euro in cui l'Europa svolge un ruolo di leadership, attraverso i lanci coordinati dall'Agenzia spaziale europea (Esa).
Prospettiva orbiter
Visto dallo spazio il pianeta offre numerosi spunti di riflessione. La terra attraverso il nostro intervento cambia aspetto, come racconta la spettacolare immagine del lago Nasser tra l'Egitto e il Sudan. Oppure mostra direttamente la grandezza e l'impatto dei progetti umani, come quando lo sguardo dall'orbita si concentra su opere imponenti come la Grande muraglia cinese o sul molto meno noto "All American Canal", che con uno scavo di oltre 150km trasferisce l'acqua del fiume Colorado verso sud-ovest e trasforma in terra ricca e fertile oltre 200mila ettari di California. Sono immagini di grande impatto, capaci anche di aprire uno spiraglio sui complessi fenomeni che sono al centro del dibattito del vertice Onu del clima di Copenhagen: l'estensione dei ghiacci polari, la riduzione dei ghiacciai alpini, ma anche le variazioni in corso in quei grandi motori del clima che sono le correnti oceaniche.
L'Europa avanguardia tecnologica
La storia dei satelliti per l'osservazione della Terra ha poco più di venti anni. L'Europa, che ha da tempo scelto di essere protagonista in questo settore, ha lanciato il Remote sensing satellite (ERS) soltanto il 17 luglio del 1991. Il più noto delle macchine orbitanti resta probabilmente Envisat, un colosso da oltre 8 tonnellate che come una vera e propria nave spaziale imbarca nove diversi strumenti di indagine dei parametri terrestri. Da qualche anno l'Esa ha cambiato approcio dando vita a un programma di lancio di satelliti meno impegnativi economicamente e molto più specializzati sul loro campo di indiagine. Dopo aver lanciato Goce, satellite specializzato nell'osservazione nella mappatura dei campoi di gravità terrestri, è stata la volta poche settimane fa di SMOS, satellite specializzato nel raccogliere parametri chiave come quelli sull'umidità del suolo e della salinità dell'acqua. Il prossimo lancio è previsto per Cryosat, l'osservatore dei ghiacci che dovrà affiancare i satelliti americani che dal 1980 ad oggi hanno fornito la prova dei mutamenti in corso nel bacino artico, in termini di ampiezza assoliuta della calotta nei mesi estivi ma anche sullo spessore medio registrato nelle diverse zone del Mare artico.
Un mercato proiettato sul futuro
Mentre cresce l'interesse sui temi ambientali, aumenta la richiesta di strumenti di indagine scientifica che possano fornire dati aggiornati e precisi sui fenomeni che sono oggi al centro del dibattito. Il vertice Onu sul clima di Copenhagen non poteva dunque non essere il luogo di raccolta dei maggiori produttori di tecnologia spaziale raccolti intorno alle grandi agenzie, Nasa ed Esa in testa. Le capacità previsionali della comunità internazionale nel suo insieme, ma anche quelle di cui dispone ogni singolo paese, sono ormai diventati strumenti della politica. Disporre di sentinelle e osservatori tecnologici che, dai confini dell'atmosfera, sono in grado di descrivere i processi in corso, rappresenta una grande possibilità per assumere negli anni a venire le decisioni più giuste per il nostro futuro.